sabato 20 giugno 2009

Una malattia chiamata Uomo - on line il nuovo sito

E' on line il nuovo sito interamente dedicato alla produzione teatrale di Zerideltotale & Specchi:



testo di Giuseppe Scapucci, liberamente tratto dalla Metamorfosi di Kafka

mercoledì 6 maggio 2009

Una malattia chiamata uomo in scena a Pavia


Sabato 9 maggio a Pavia, presso lo spazio teatrale In Scena Veritas le compagnie Zerideltotale & Specchi portano in scena Una Malattia Chiamata Uomo di Giuseppe Scapucci.
Una mattina Gregor Samsa si risveglia trasformato in un enorme insetto. La sua arresa esistenza di commesso viaggiatore non ha saputo contenere e reprimere la necessità di scrivere e amare, una necessità più forte lo ha trasformato, reso mostro, emarginato. Giuseppe Scapucci, ispirandosi liberamente alla Metamorfosi di Kafka, tesse la tela che ha intrappolato Gregor–Kafka e se stesso, metaforica ossessione popolata di personaggi grotteschi, intimi, fantastici. La metamorfosi si pone parallela tra la vita di Kafka, del personaggio Gregor Samsa e la realtà di Giuseppe Scapucci. Protagonisti una famiglia estranea che non lo comprende, amanti tradite e giornalisti morbosi, esseri fantastici che danno voce alla sua coscienza e un regista che grida per lui. Una malattia chiamata uomo, presentato al Premio Teatro Riccione 1977, già in scena in forma di lettura teatrale nel Giugno 2008 (in occasione dei 25 anni dalla morte del poeta binaschino), rivive in forma drammatizzata, per raccontare e indagare ancora la metamorfosi mostruosa dell'esistenza, la mutazione che si impone tra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo, una specie di malattia che ci segue contro ogni prevedibile prospettiva e ci condanna ad un mero adeguamento genetico, sociale, culturale.
Giuseppe Scapucci (Binasco 1926 -1982) A soli 11 anni è costretto ad abbandonare gli studi per aiutare economicamente la sua famiglia. Tra il '43 e il '47 un professore milanese sfollato dalla città in seguito ai bombardamenti, riconoscendo in lui l'attitudine alla scrittura e l'amore per la lettura, gli lascia una cassa di libri, la sua prima biblioteca. Inizialmente scrive per gli amici, e solo negli ultimi 10 anni comincia a mandare i suoi testi alle case editrici e a farsi conoscere. Premiato e segnalato in diversi concorsi, è riuscito negli anni nella difficile prova di conciliare il proprio mondo sociale e il progetto letterario.
Valentina Maggio

Sabato 9 maggio – In Scena Veritas (Via Einaudi, 23 Travacò Siccomario - PV)
Una produzione Zerideltotale & SpecchiUNA MALATTIA CHIAMATA UOMO con Alfredo Gabanetti, Maria Tuttoilmondo, Fausta Caldi, Pietro Gandini, Valentina Maggio, Luigi Scapucci, Daniele Torti, Riccardo Benvegnù, Pierluigi Panigatti, Simonetta Casarin.
Consulenza musicale Giuseppe Scuri.
Scenografie di Mario Scapucci.
Tecnico luci: Dario Rognoni.

sabato 30 agosto 2008

Canarini e accessori

Entrai
Voglio un canarino
Uno?
Uno due
voglio canarini
che cantino
Scelga
Nelle gabbie cantavano
tutt'assieme
ognuno il proprio verso
la scelta era difficile
Quand'entrai i canti
s'alzarono al soffitto
in alto vidi una gabbiata
con tanti canarini impennati
E quelli?
Sono nostrani
dei nostri boschi
vivono assieme
E cantano?
Poco
se non hanno verde attorno
anzi muoiono per niente
un giorno di nebbia e vanno
E questi?
Questi cantan sempre
Sempre?
Sono bestie
cantano se vogliono
giorni e ore preferite
Col sole, vero?
Anche
a due a due o soli
questi cantan sempre
sole nebbia pioggia o vento
cantan sempre
Strano
Pare abbian perso l'orientamento
van dentro e fuori
si sgolano per niente
o tacciono per ore
Sono richiesti?
Certo
con questi si guadagna bene
s'adattano ai rumori
e agli accoppiamenti
son duri a morire
e non soffrono per il bosco
son d'allevamento
e per città van bene
Senta
abito al sesto piano
vivo con la mamma sola
ne voglio uno
che canti quand'ho bisogno
capisce? uno che spii
dentro la malinconia
quando piove per esempio
o troppo chiaro è il cielo
di notte quando veglio
e l'anima mi va via
Uno che sappia
Prenda un nostrano
dei nostri boschi su quelli giuro
nel bosco con la luna
ti piangono in gola
al sesto piano non so
non assicuro
Potrei provare
invento un bosco
in casa con la luna
e sul balcone una tenda
verde a fiori gialli rossi
e attorno vasi di frasconi
Provi ma perde tempo
in pochi giorni
nel bosco finto
vanno
è affare per nessuno
Prenda questi d'allevamento
cantan sempre
perfin di notte se vogliono
Ho bisogno
uno che sappia
quando canta
e mi capisca
Allora prenda quelli
dei nostri boschi
e se li porti fuori
Dovrei cambiare casa
vede? tornare alla campagna
io e la mamma
Ho qui il lavoro
il pane
a due passi il mercato rionale
Scelga dunque quel che vuole
Voglio un canarino
che canti il mattino
e la notte quando veglio
uno che mi capisca
Senta
commercio in canarini e accessori
veda lei si decida e poi torni
II venditore si pulì le mani
Uscii
con la testa assordata
dai trillami
non distinguevo più
nostrani e allevati
portarli fuori
forse
a uno a uno
sulle siepi
nel bosco
di notte
con la luna
e sceglierlo
nel silenzio
uno che sappia
e mi capisca

Ricorsi storici

1945 Piazzale 25 aprile
1948 Piazza 25 aprile
1953 Viale 25 aprile
1956 Via 25 aprile
1958 Foro 25 aprile
1963 Via Privata 25 aprile
1965 Calle 25 aprile
1968 Carrugio 25 aprile
1970 Vicolo cieco 25 aprile
1972 Scarico immondizie 25 aprile
1976 Fognature 25 aprile

1980 Gran Piazzale della Libertà...

Il tempo libero

È aperta la caccia
l'industria produce salmì di cittadini
con fegatini di ex ministri
cani e padroni annusano i giornali
va mica male — fra morti e feriti
nemmeno un industriale
Gli operai stanno elaborando
la propria fine guadagnandosi il 50 % di cottimo
« Un morto e un ferito per un fagiano conteso »
« Compratevi un ' FRANCHI ' servirà anche ai
[vostri figli »
Sotto la propaganda del giornale c'era la notizia
di un Poeta morto per una crepa al cuore
Uno fra gli operai legge la notizia nel cesso
sul ritaglio di giornale
' Un Poeta morto di crepacuore per aver visto
alla televisione i disastri di un ciclone ' — che fesso —
commenta accucciato l'operaio
Deve rileggere la notizia più volte
spingendo sempre più forte — nel cesso — unico posto
disponibile per il suo tempo libero

La mia gente

Ho guardato in faccia alla mia gente
c'è poco da sperare — si amano l'un l'altro
si leccano i peli — si parlano in italiano
dormono su materassi di gommapiuma —
Non se ne farà niente per molto tempo
Avanti voi con le idee chiare
Fate la rivoluzione anche per noi
Che dirvi? Amiamo la giustizia —
il Padreterno — la democrazia
Ho guardato dentro alla mia gente
c'è poco da sperare — si odiano l'un l'altro
si rubano il posto — si scambiano le mogli
si fregano ridendo la tomba al cimitero —
Non se ne farà niente per molto tempo
Avanti voi con le idee chiare
Fate la rivoluzione anche per noi
Che dirvi? Siamo per l'ingiustizia —
contro il Padreterno — abbasso la democrazia
Ho guardato oltre la mia gente
c'è poco da sperare — non cambia niente