giovedì 28 febbraio 2008

Per favore

Bene,
ora che ci avete dato
i vani più i servizi
fogna luce acqua
e un potabile posto
di lavoro
ora che abbiamo avuto
colombari nel cimitero nuovo
e tutto il Vs/ amore
fateci vedere (per favore)
il Vs/ Conto in Banca

mercoledì 27 febbraio 2008

Sofferenze

È vero
anche le sofferenze oggi
sono alleviate
sofferenze di fame
alleviate con navi di farina
macinata dai negri americani
Bombardieri della Croce Rossa
carichi di medicinali
per gente bombardata
Quante
anime sofferenti
vengono alleviate
dai discorsi
di giovani monsignori
Bastone e Dito
paternamente alzati
È vero
c'è ribasso di sofferenze
Ma quante donne gravide
ancora per le strade

martedì 26 febbraio 2008

Zufolando al funerale di un compagno falegname

Seguivo il funerale di un Compagno di lavoro
ultimo di una lunga sfilza di fratelli
rimasto solo in casa con la vecchia madre
voleva suonare il pianoforte e l'organo in chiesa
andava in città la sera a prendere lezioni
un'aria di Beethoven già zufolava in officina
Anch'io la zufolavo seguendo il Suo funerale
I parenti ed altri mi sbirciavano
Ai cordoni c'erano i suoi nemici
quelli che lo uccisero con le promesse
I preti mugugnavano canti incomprensibili
In tutti c'era aria di farla corta
con uno che non conta nel loro giro
Io l'avevo visto lacrimare per Beethoven
Sulle mie labbra quel giorno affiorava
spontanea quell'aria di preghiera
II mio pianto strideva sul volto
di chi sempre l'ha ignorato
Non sapevano del nostro segreto amore
per la musica che assieme assorbivamo
Ancora oggi e per sempre il mio Compagno
me lo ritrovo vicino ogni volta la musica
mi invita a seguire un funerale
Chi sarà il Compagno che zufolando seguirà il mio?
Non dovrò andarmene prima di averlo trovato

lunedì 25 febbraio 2008

Un mattino

Se almeno fossi bambino rifugiato a mamma
e non avessi paure
Invece non so abbandonarmi
Che sia meno
di un grano
di frumento
e non abbia
sole il mio
seme?
Da tempo attendo un segno
Cerco su montagne di nubi bianche
un sentiero
Come lepre ingrassata in riserva
aspetto che mi brucino in gola
con il piombo il pasto che mi danno
Un bei mattino mi vesto a festa
salgo in pieno sole sopra i pioppi
cercando col mio specchietto
su tutto il cielo
Prima che venga sera
voglio scoprirli
quelli di lassù
Un angelo sperso
come il mio
devo
trovarlo

sabato 23 febbraio 2008

Me lo dicono tutti

Guadagnarmi da vivere come faccio io
e cosa da niente
me-lo-di-co-no-tut-ti
timbrare il cartellino
fare un numero di pezzi
salutare i compagni
cambiare la camicia
II resto è roba di padroni
controllare i tempi
metterti nelle statistiche
schedarti le idee
cinque minuti prima
d'ogni tua mossa
Altro non ho — Sì, forse un aumento
È nel contratto
me-lo-di-co-no-tut-ti
è questione di tempo
fa' il tuo dovere
sta' al tuo posto
va' alla bocciofila
leggi la Gazzetta
Al resto pensiamo noi
gente di Potere

mercoledì 20 febbraio 2008

La menta

II mio privilegio
è respirar erba di menta
a quarant'anni
ora ch'è maggio
sulle rive dei prati
m'abbandono
e lascio a lei cercarmi
in grembo alla mia nonna
all'odor severo
delle sue tasche fonde
di mentini bianchi
e grani neri di rosari
rigirandomi fra l'erba
la guardo in viso
e vedo il sole
tramontar da dov'è nato
m'inginocchio davanti
e rivedo fresca
la mia infanzia
capovolta nell'azzurro
dei suoi occhi
tondi sul trifoglio

lunedì 18 febbraio 2008

Ingranaggi

II mio capotecnico ha trent'anni
io son uomo di sessanta — con esperienze
alle macchine — Sono invecchiato qui —
I miei morti ho pianto sugli ingranaggi
un dopo l'altro — Questo non posso dirlo
al mio capo — arrabbiandomi anch'io per
i soliti tubi d'ogni dì
Ogni festa
scendo
con amici in trattorie sul fiume — e lì
impreco per lo schiavo che sono in officina
Torno a lavorare il lunedì
sazio di polli pesci
e donne calde
pappate in poche ore
II mio capotecnico è ingegnere — sa di me
che grido e sudo rovinandomi il pensamento
sugl'ingranaggi della ditta — Ogni tanto
s'avvicina credendo di conoscermi a fondo
— fa domande — finge inviti — tenta inchieste —
e scopre confrontando
quanto son piccino io e lui grande
Lo lascio parlare smeravigliato
lui gongola sui tacchi
allarga il petto e ghigna
sul nulla dei miei sessanta
Un giorno che mi gira gli domando qualcosa
del mio pianto in ditta — m'impalo davanti
con braccia ai fianchi — fissandolo negli occhi
fin quando sbolle
e si fa uomo

domenica 17 febbraio 2008

Chiamato

Chiamato in Direzione per rimprovero
...lei d'ora in poi
lei
lei
...d'ora in poi
e-s-i-r-i-c-o-r-d-i
Chiesto se potevo parlare
...Noi ha capito?
Noi
Noi
...ha capito?
Capito che non potevo parlare
difendermi
spiegare
proporre

Starmene in piedi in silenzio — ma che fare?
umiliato
ricattato
minacciato
aggredito
Che fare? Costretto ad accettare questa libertà
Poter solo gridare dentro me stesso
fossi qualcuno
ribelle
sovversivo
sobillatore
aggressivo
Che sappia agire di conseguenza — in ogni circostanza
furbone
volpone
bluffone
fanfarone
Invece sono a pena semplicemente un uomo
malato
scartato
schiacciato
finito
che tira avanti ciò non ostante
lavorando
sperando
...lei lei lei lei...
Io - STOP - non voglio cambiar niente - STOP -
niente posso cambiare - STOP - tutto da capo il
domani - STOP - partita chiusa - STOP - mia
vittoria avuta giorno mia sconfitta - STOP -
PELLE
CARNE
OSSA
ANIMA
ancora in buono stato per
Melo in fiore
e discorsi dell' Imbianchino

sabato 16 febbraio 2008

Il silenzio

Mio padre era di quelli che usava il silenzio
per abbracciarmi — mi teneva in piedi col suo
sguardo a terra e l'atto più gentile era tossire
quando la madre aveva ragione
Ci intendevamo
ogni mattino
fiutandoci
nell'unica
salvietta
perdevamo sangue
dal naso tutt'e due
a primavera
quando cambiava
il tempo
Era sangue debole il nostro — c'era stata la
guerra nelle nostre adolescenze e poi il dopo
guerra iroso sulla nostra fine pelle d'uomo
Nelle sere
di domenica
mio padre lasciava
l'osteria
e in casa
nel silenzio
parlava
di sua madre
Io l'ascoltavo come se fossi in chiesa
gli veniva l'occhio lucido e si vinceva
il pianto uscendo fuori con le ossa per
il cane — mia madre fingeva di sgridarlo
Quando morì
mia madre disse
d'aver sposato
un uomo ancor
bambino
Lei ripuliva
il tavolo
e io guardavo
a lungo il vuoto
della sedia